Una lunga storia in breve

“Con la bandiera dispiegata in testa, fissa nell’alba la pupilla e il core, la nostra schiera alla fatica è presta, come un drappello di lavoratori. Quando il bracciante incontrerem dimani, lungo il cammino verso l’avvenir, ruvide e forti stringerem le mani, da forti petti romperà il sospir. Avanti compagni, la vita è palestra, chi i muscoli addestra, addestra il voler. Chi ha libero il braccio, ha libero il core, la forza è valore, la forza è pensier.” 

 

Dalla origini alla Grande Guerra
Alcuni dei versi che compongono il primo inno ufficiale della Sempre Avanti, riproposti qui sopra, ben rappresentano la genesi della società e la peculiarità del proprio percorso storico. Nacque ufficialmente il 12 maggio 1901, in occasione della festa della Società Operaia di Mutuo Soccorso che si tenne presso il cortile della Società da ballo Bohéme, in via Barbaziana 8 (attuale via Cesare Battisti 24). Battezzata con il nome Sempre Avanti! Sezione Ginnastica della Società Operaia Maschile di Bologna, la sua esistenza fotografa il riuscito tentativo di aprire la pratica sportiva alla partecipazione popolare. Se infatti la Sempre Avanti è, dal punto di vista cronologico, la seconda società sportiva nata sul territorio bolognese, essa è stata la prima di matrice esplicitamente operaia. Alla base della sua fondazione, la concezione dell’attività sportiva come parte di un processo educativo più complesso, in grado di fornire risposte concrete ai problemi dell’alfabetizzazione e della formazione culturale delle classi popolari. Di pari passo con la creazione della Sezione Ginnastica, l’Operaia fondò, di lì a breve, anche una Università popolare e il Ricreatorio destinato a figli e familiari dei propri soci. Educazione fisica, ginnastica, passeggiate ricreative e istruttive lungo il territorio naturale che si sviluppava intorno alla città, gare di beneficenza e di autofinanziamento, rappresentano le principali attività della Sempre Avanti nei primi anni di vita. Gli atleti si distinguevano per la loro inconfondibile divisa, scelta dal Comitato d’Istruzione dell’Operaia, la quale riprendeva i colori della città di Bologna: maglia bianca, calzoncini blu scuro con larga fascia rossa alla cintola, berretto floscio rosso stile artista, tracolla bianca e rossa e spilla sociale. Durante le gare gli atleti venivano spesso accompagnati anche dalla presenza della bandiera, anch’essa bianca e rossa.

Cinque anni dopo la nascita, nel 1906, prese forma una prima vera svolta all’interno della giovane realtà sportiva: maturerà, infatti, il distacco dalla Società Operaia, senza che ciò significasse il venir meno dell’impegno sociale e civile dei propri soci. Nel medesimo anno venne anche aperta la Sezione Femminile. Da quel momento l’attenzione si concentrerà prevalentemente sullo sviluppo e l’affermazione delle discipline ginnastiche, benché essa fosse attiva anche in un settore a quel tempo già molto popolare, il calcio. Nel 1910, infatti, tenne a battesimo, insieme alla Virtus, il Bologna FC nelle sue prime partite del campionato emiliano di Terza Categoria. La vocazione ginnastico-sportiva della Sempre Avanti trovò la propria dimensione mediante l’apertura della storica sede di via Maggia (oggi via San Gervasio), avvenuta nel 1911, palestra che ospiterà nel corso del tempo diverse generazioni di ginnasti, lottatori e pugili. Da sottolineare come in quel periodo fossero all’ordine del giorno le collaborazioni con gli altri sodalizi sportivi del territorio, attraverso uno scambio di giovani atleti e istruttori che spesso gareggiavano e allenavano sotto le diverse insegne sportive cittadine. Particolarmente fruttuoso fu il rapporto con la Virtus, prima società sportiva della città, i cui soci e atleti furono presenti durante la cerimonia di fondazione del 1901. Partecipazione ricambiata dagli atleti della Sempre Avanti, in occasione del quarantesimo anniversario di fondazione della Virtus che cadde proprio nel 1911. La stretta collaborazione tra le due società costituì la base dei primi successi maturati sia in gare locali che nazionali, in particolare nei settori dell’atletica e della lotta. È del 1915 la copertina della rivista “Lo Sport Illustrato”, edita dalla Gazzetta dello Sport, dedicata a Oreste Passuti, atleta della Sempre Avanti e primatista italiano del lancio del giavellotto nel 1913 e nel 1914. A proposito di illustrazioni, da segnalare come, fin dagli inizi, gli atleti fossero immortalati da scatti fotografici, in linea con quello che era lo sviluppo della fotografia sportiva a livello nazionale: si andava dalle pose in studio, in cui gli atleti vestiti come in gara ricreavano appositamente gli atteggiamenti delle loro performance, fino alle foto durante gli allenamenti e le competizioni. È indubbio che l’ampio archivio fotografico della Sempre Avanti, sviluppato fin dai primi anni di vita, rappresenti tuttora un patrimonio di assoluto valore, il quale a nostro avviso merita una doverosa attualizzazione mediante l’uso delle nuove tecnologie che permettono la loro digitalizzazione e la conseguente nascita di un archivio multimediale.
La Grande Guerra rappresentò una fase delicata nella storia della società: la totalità dei soci era passata sotto le armi e una parte di loro perse la vita nei combattimenti, la struttura di via Maggia fu requisita dalle autorità militari, gli attrezzi furono perduti o distrutti e le difficoltà finanziarie imperversavano. Nonostante ciò, il biennio 1919-20 rappresentò il periodo della grande riorganizzazione: con il ritorno nella palestra in via Maggia anche le attività sportive ripresero vita, esattamente dove erano state interrotte. Quel biennio vide infatti Bruno Testoni diventare campione italiano assoluto di lotta greco-romana, ripetendosi nella stessa specialità per la categoria dei medio-massimi e nel lancio del disco. Nel medesimo periodo Passuti conquistò nuovamente il titolo nazionale nel lancio del giavellotto, mentre Armando Sederi raggiunse lo stesso risultato nella categoria dei pesi piuma della lotta greco-romana.
Nel ’21 Cesare Pedini si laureò campione italiano nella categoria dei welter della boxe, Passuti nella palla vibrata e Testoni nel pentathlon. Sarà sempre “Lo Sport Illustrato” a celebrare, a livello nazionale, gli atleti della Sempre Avanti, per i quali venne coniata la definizione di sport-men eclettici, sulla base della loro capacità di gareggiare e primeggiare in diverse discipline, quali lanci, salto, corsa, pentathlon e lotta. Tutto il decennio degli anni Venti si caratterizzò per le vittorie e i riconoscimenti alle capacità dei suoi atleti, figli di una comunità – non solo sportiva – che aveva gettato solide fondamenta nel corso degli anni precedenti. I successi arrivarono anche in gare internazionali, come nel caso della Coppa Herion di lotta greco-romana, vinta per tre volte consecutive tra il ’25 e il ’27 e che vide la partecipazione di formazioni ungheresi, austriache, belghe, oltre alle più forti squadre italiane.

La Sempre Avanti durante il fascismo
Tempi duri si aprono anche per la Sempre Avanti, oggetto delle “attenzioni” degli esponenti locali del regime, sia per il prestigio maturato nell’ambito sportivo-educativo, sia per il fatto di essere una realtà nata entro l’orizzonte del socialismo. Espliciti furono i divieti di gareggiare con le fasce rosse che cingevano la vita degli atleti e di sfilare con il nastro rosso che pendeva sull’asta della bandiera. Così come fu immediato l’ordine di rimuovere il sol dell’avvenire posto sull’antico distintivo. Ma la lente di ingrandimento del regime non si limitava al piano simbolico. Il consolidarsi del potere nelle mani del PNF e l’ulteriore trasformazione dello Stato in senso totalitario, ridusse ulteriormente i margini di autonomia della vita sociale: in tal senso tutto l’ambito sportivo non sfuggirà al controllo e alla dipendenza dalle strette organizzative del regime, tanto più esse si coagularono nei confronti di una società che aveva saputo guadagnarsi riconoscimenti e prestigio. Non senza contrasti interni e principalmente per timore di scomparire in modo definitivo, i dirigenti della Sempre Avanti aderirono silenziosamente al progetto promosso da Arpinati, podestà di Bologna, il cui obiettivo era fondere le realtà sportive della città all’interno di un unico contenitore che prese il nome di Bologna Sportiva. Al di là dell’adesione formale basata sul silenzio, maturava tra i soci la percezione che un’epoca sportiva stesse giungendo al termine. Ma il silenzio si accompagnò anche a simbolici, quanto significativi, atti di resistenza: ricordiamo qui il sotterramento della storica bandiera – al fine di custodirla segretamente fino alla Liberazione – e il fatto che la maggioranza dei soci si eclissò una volta formalizzata la fusione. Sarà proprio uno dei soci fondatori della Sempre Avanti, Alberto Corsini, a marcare ulteriormente la distanza dal fascismo, mediante due scritti quali “Origine, peripezie e lapide della Società Ginnastica Educativa Sempre Avanti” (1931) e “La ginnastica non è uno sport” (1935). È la stessa idea di sport promossa dal regime ad essere messa in discussione da Corsini. Il fascismo premeva infatti per l’agonismo indiscriminato, figlio di una visione in cui a prevalere era la quantità sulla qualità, nonché la propensione allo sviluppo delle prove di forza che potevano creare il grande campione, capace di attirare l’attenzione e l’interesse di tutti, sportivi o meno, per poi celebrarne le imprese nell’ottica di una grande vittoria nazionale e del regime stesso. A questa tendenza Corsini contrapponeva la visione proveniente dalla scuola della ginnastica razionale, quella insegnata dai maestri come Baumann e Legat, che si fondava sul rifiuto di prove acrobatiche, esercizi temerari, agonismo forzato e professionismo. Si intendeva piuttosto sviluppare nei giovani, studenti e lavoratori, un’arte basata sull’adesione e sull’attività volontaria, una passione, quasi una scelta di vita. Contro la tendenza a fare dello sport un settore ad appannaggio di grandi gruppi industriali che traevano profitti indiretti dalla sponsorizzazione di questo o quel campione individuale, si argomentava – in virtù di quella che era stata la pratica nei primi vent’anni di vita – la necessità di promuovere un profondo senso di solidarietà di squadra e sociale. Partendo dalla ricerca dell’equilibrio psico-fisico in ogni individuo e dalla convinzione che la ginnastica fosse lo strumento migliore per raggiungerlo, si aggiungeva la volontà di diffonderne principi e fondamenti sul territorio, con l’obiettivo di coinvolgere fasce sempre più ampie di popolazione, non solo residente in città ma anche nei paesi limitrofi. In questo senso Corsini domandava esplicitamente quale fosse il senso – insito nell’idea di sport promossa del regime – di produrre un certo numero di campioni quando migliaia di cittadini erano gracili e in cattiva salute.
I primi trent’anni della Sempre Avanti avevano peraltro dimostrato che promuovere un’attività ginnastica di base, rendendola fruibile a quante più persone, non aveva affatto impedito l’emergere di atleti di valore, anzi. Quarantotto titoli nazionali conquistati tra il 1913 e il 1933 parlavano – come si suol dire – da soli.
Non fu quindi un caso che l’ossatura di Bologna Sportiva fosse costituita da atleti provenienti in gran parte dalla Sempre Avanti, individuati come il futuro punto di forza del nuovo sodalizio bolognese, in particolare per ciò che riguarda i settori della ginnastica e della lotta.
Anche una buona parte dei tecnici proveniva dalla palestra di via Maggia. Tuttavia, tra le principali conseguenze della fusione in un’unica entità, vi fu paradossalmente lo smembramento dell’unità di squadra nelle diverse sezioni sportive: ogni attività iniziò a rinchiudersi nella propria sfera, relegandosi a un ambito di confronto ristretto e, di fatto, autoproclamandosi come capro espiatorio in caso di eventuali insuccessi. I quali non tarderanno peraltro ad arrivare, considerato che nel 1934 Bologna Sportiva precipitò al sesto posto nazionale della classifica per società nei settori dell’atletica e della ginnastica, tanto da costringere i vertici dello sport locale a programmare una seconda fusione, coinvolgendo questa volta anche la Virtus, rimasta fino a quel momento indipendente. Proprio nel momento in cui, invece, il Bologna calcio si ricostituì come entità autonoma. Sembrerà strano, ma l’anima della Sempre Avanti, nonostante tutto, parve materializzarsi anche in questa drammatica fase storica: nell’autunno del 1942, in piena seconda guerra mondiale, il lottatore Aleardo Donati, vent’anni di combattimenti alle spalle e 17 titoli di campione italiano (oltre a quattro presenze nella nazionale olimpica), rifiutò l’ennesima proposta di diventare professionista. Un piccolo episodio che dice molto. Su ciò che la Sempre Avanti aveva rappresentato – e in fondo rappresentava ancora – per gli atleti che in essa erano cresciuti. Un’idea, un modo di essere e di vivere.

Dal dopoguerra agli anni Settanta

Con l’inizio della Resistenza, a partire dal settembre ’43, molti soci e atleti presero la via della montagna, rendendo esplicita la scelta antifascista fatta anni prima nel silenzio. Così come nel giugno del ’45, dopo nemmeno due mesi dalla Liberazione, i primi a ritrovarsi nella sede di via Maggia – rimasta pressoché intatta nonostante i bombardamenti sulla città – furono proprio gli atleti più noti degli anni Venti. Immediata era la voglia di dare nuova vita alla società, cancellare la frattura del periodo fascista e recuperare il tempo perduto. Fu eletto dai soci un nuovo Consiglio Direttivo e venne deliberato il nuovo programma societario, fondato sulle seguenti discipline: atletica leggera, nuoto, pugilato, atletica pesante, ginnastica e rugby. Come primo atto di un rinnovato impegno sociale, la sezione riminese della società organizzò una nuotata lungo il percorso Rimini-Riccione, evento agonistico ma anche occasione per mettere in piedi una manifestazione con l’obiettivo di rivendicare l’assicurazione obbligatoria e l’assistenza sanitaria gratuita per tutti gli atleti vittime di incidenti sportivi. Dal punto di vista strettamente agonistico i lottatori tornarono immediatamente sulla ribalta nazionale, conquistando nel ’46 tre titoli italiani di categoria.
Tra i protagonisti, Guido Fantoni che si ripeterà nei massimi anche nel ’49 e nel ’51, arrivando anche terzo alle Olimpiadi di Londra del ’48. L’immediato dopoguerra vide anche la nascita di una promettente squadra di boxe, guidata a livello tecnico da Leone Blasi, già atleta di valore negli anni Venti e Trenta.
Sempre nel ’48 nascerà la UISP, acronimo di Unione Italiana Sport Popolare, con l’obiettivo di rimettere in moto la storia e coordinare le attività dei tanti sodalizi di matrice proletaria sparsi per la penisola. La Sempre Avanti aderirà immediatamente alla UISP, consapevole delle difficoltà di ripartire e muoversi all’interno di un contesto nazionale che la politica sportiva di matrice fascista aveva per certi aspetti mutato in modo irreversibile. Le stesse scelte societarie del dopoguerra risentirono degli echi del ventennio poiché fu dedicata molta attenzione all’agonismo – mediante l’organizzazione di eventi e tornei aperti al pubblico nelle più diverse discipline – e venne riservato poco spazio alle iniziative formative dedicate a bambini e giovanissimi. Allo stesso tempo non si può nemmeno dimenticare come tale scelta fu in parte dettata dalla necessità di costruire un’autonomia finanziaria quanto mai necessaria in quel periodo. Tanto più che la scelta di rimanere entro i circuiti del dilettantismo doveva fare i conti con le sirene provenienti dal mondo del professionismo, le quali attiravano gli atleti più forti e coinvolgevano anche gli sport più duri – lotta e pugilato su tutti – che a loro volta costituivano l’ossatura stessa della Sempre Avanti. Sul ruolo che la società avrebbe dovuto assumere sia all’interno dello sport nazionale sia nei confronti del tessuto cittadino, non mancarono scontri interni e avvicendamenti dirigenziali.
Ciò non impedì tuttavia né la diffusione delle attività sportive né l’aumento del numero degli iscritti, così come non venne meno la capacità di allevare atleti in grado di imporsi sui palcoscenici nazionali. Nel giro di un decennio la scuola di boxe guidata da Blasi vide emergere, tra gli altri, pugili come Franco Cavicchi e Dante Canè. Il primo da dilettante si laureò campione italiano nel ’52, mentre il secondo nel ’59 vinse il titolo nazionale novizi nei pesi massimi, ripetendosi anche nel triennio che va dal ’61 al ’63, oltre a vincere, sempre nel ’63, i Giochi del Mediterraneo. Le loro carriere da professionisti, una volta lasciata la Sempre Avanti, ebbero risonanza internazionale, a testimonianza del loro talento ma anche dell’eccellente lavoro svolto alla base. Cavicchi divenne prima campione italiano nel ’54, poi campione europeo dei massimi nel ’55, battendo il tedesco Heinz Neuhaus in un match svolto allo Stadio Comunale di Bologna davanti a 60 mila spettatori, mentre nel ’62, sul finire della carriera, si riprese il titolo italiano. Canè invece da professionista vinse per cinque volte il titolo italiano, sfiorò il titolo europeo e combatté diverse volte negli Stati Uniti, anche sul prestigioso palcoscenico del Madison Square Garden di New York. Benché professionisti, si considerarono sempre figli di Leone Blasi e della Sempre Avanti: Cavicchi, ad esempio, continuò ad allenarsi sempre negli spazi della società che l’aveva cresciuto ed entrambi, anche a carriera terminata, non fecero mai mancare la loro presenza in occasione di eventi, cerimonie e ricorrenze.

Gli anni Sessanta sono segnati anche dall’abbandono della storica sede di via Maggia e dal successivo trasferimento nell’attuale sede dello Stadio, presso via Andrea Costa, alla quale per necessità se ne aggiungerà una seconda in via Fioravanti. La presenza costante degli atleti della Sempre Avanti sullo scenario agonistico nazionale e internazionale fece si che, parallelamente all’adesione alla UISP, venne mantenuta l’affiliazione alle Federazioni del CONI relativa alle diverse sezioni di attività sportiva. Gli sforzi organizzativi per promuovere eventi e attività di base consentirono alla società di ricevere diversi premi in ambito CONI, senza per questo rinunciare ad assumere posizione critiche nei confronti delle politiche sportive nazionali, ove ve ne fosse stato bisogno. In particolare si prese esplicita posizione nel denunciare la scarsa attenzione riservata alla promozione della lotta tra le giovani generazioni. L’attenzione rivolta ai giovani divenne infatti, tra la fine degli anni Sessanta e lungo tutto il decennio dei Settanta, il principale obiettivo della società, anche come conseguenza della politica intrapresa dalla UISP, a partire dal Comitato nazionale per poi estendersi ai vari comitati provinciali e alle singole società aderenti. Nello specifico l’obiettivo era quello di creare centri di formazione fisico-sportiva per ragazzi e bambini di ogni età, nelle più diverse discipline possibili. Particolarmente attive all’interno della Sempre Avanti erano le sezioni della ginnastica, addirittura tre, suddivise in amatoriale per ragazzi, ragazze e adulti, ritmica moderna per bambine e artistica solo maschile. Da menzionare anche la sezioni di atletica leggera, comprendente un livello di avviamento e quello amatoriale, una sezione di pallavolo, una di judo e il ritorno di quella calcistica, affiancata da una di avviamento per bambini dagli 8 ai 14 anni. Nel 1977 fu fondato anche un periodico di informazione per offrire a soci e cittadini una prospettiva completa in merito alla vita della società, periodico che risultò essere un interessante contenitore di proposte, commenti e richiami.

Dagli anni Ottanta ai giorni nostri
In occasione dell’ottantesimo compleanno della società, venne organizzata una festa della durata di nove giorni, inaugurata il 21 maggio 1981 con una mostra fotografica sulla storia della società che si tenne nel palasport di Piazza Azzarita. Seguirono incontri, tornei, esibizioni e dibattiti, tra i quali il trofeo di judo per ricordare le vittime della strage alla Stazione del 2 agosto 1980, un meeting giovanile di atletica, l’incontro internazionale di pugilato con la città di Zagabria, il torneo giovanile di calcio dedicato ad Amedeo Biavati e i tornei di lotta individuale e a squadre in onore di Gruppioni e Fantoni. Soprattutto si inaugurò una memorabile lunga marcia – in senso letterale e non metaforico – fortemente voluta dal presidente Vittorio Della Lama e portata avanti per mesi con lo scopo di incontrare e ascoltare testimoni, dirigenti, atleti, campioni e semplici soci di generazioni diverse. Quella festa, oltre a rappresentare un concentrato di emozioni e ricordi, testimoniò il profondo, indissolubile e rinnovato legame tra la società e la città. Il decennio degli anni Ottanta fu pieno di iniziative senza precedenti che si accompagnarono alla tradizionale attività formativa, di avviamento, amatoriale e agonistica. Per risollevare le sorti del pugilato – che nel corso del tempo aveva subito un certo ridimensionamento – fu organizzata una serata mista di boxe e musica al Palazzo dello Sport, in cui a una serie di incontri sul ring seguì il concerto degli Ultravox: l’evento rappresentò un vero e proprio successo, con 6 mila giovani che riempirono ogni angolo del palasport. Nel verbale del 1984, dal titolo “La Sempre Avanti e le sue prospettive di sviluppo”, si rilevò la positività dei risultati sportivi ottenuti in quegli anni con la vittoria nel campionato di pallavolo, il titolo italiano di Mattioli nel pugilato e le vittorie del judo in vari tornei. Proprio il judo, in quel periodo, fu investito da un vero e proprio boom di iscritti, in campo maschile ma soprattutto femminile, anche grazie alla presenza di un istruttore come Fioravante Minelli, maestro capace di trasmettere non solo la tecnica, ma anche la saggezza maturata in tanti anni di insegnamento in Italia, Europa e Venezuela.
Sotto la sua guida si formarono diverse generazioni di atleti, capaci di affermarsi sia a livello italiano che internazionale. Il culmine di quel percorso fu rappresentato dalla straordinaria Emanuela Pierantozzi che oltre agli innumerevoli titoli italiani e le vittorie in tornei prestigiosi, conquistò due titoli mondiali, due titoli europei e, soprattutto, la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Barcellona ’92 e quella di bronzo a Sydney 2000.
L’affermazione del judo all’interno della società coincise con la crisi di alcune discipline storiche, come ad esempio la lotta, processo che costrinse la dirigenza a elaborare profonde riflessioni. La stessa UISP avvertì la necessità di adeguare il proprio operato, tenendo conto dei mutamenti che coinvolgevano il mondo sportivo su più livelli e partendo dalla constatazione che la domanda di sport si fosse allargata e diversificata fortemente: le attività motorie non erano più ad appannaggio esclusivo dei giovani, ma di ampie fasce di popolazione, comprese quelle più anziane. La Sempre Avanti riuscì a cogliere questa sfida, lanciando percorsi che coinvolgevano adulti di tutte le età, in particolare con il progetto denominato “Il risveglio del sedentario”. Allo stesso tempo si decise di ampliare la propria offerta sul territorio mediante l’apertura di altre strutture. Alla riqualificazione degli spazi di via Andrea Costa, contemporanei alla ristrutturazione e all’ampliamento dello stadio per i Mondiali di calcio del ’90, si accompagnò l’inaugurazione di due nuove palestre: quella del Dopolavoro Ferroviario e quella del Pilastro, intitolata a Fantoni, dove quest’ultima rispondeva anche al bisogno di offrire un punto di riferimento tangibile all’interno di un contesto socio-ambientale complesso. La trasformazione della struttura societaria e dell’offerta programmatica fu condotta da una delle figure storiche della società, Gastone Sgargi, il quale a metà anni ottanta era stato eletto presidente. Sarà lui, ex partigiano della Brigata Stella Rossa, a guidare la società nel corso degli anni Novanta, accompagnandola nel nuovo Millennio e nel passaggio storico del Centenario. L’orizzonte del benessere sportivo per tutti ha trovato in quegli anni il suo compimento: in virtù dell’ingresso di nuovi tecnici, si sono aperte le porte al variegato mondo del fitness, in linea con quelle che erano le evoluzioni delle metodologie di allenamento, meno centrate sul lavoro “a secco” e maggiormente finalizzate allo sviluppo aerobico. Aprirsi al nuovo non ha significato recedere il legame con una delle discipline che hanno fatto la storia stessa della società, ovvero la boxe. Per quanto la crisi della disciplina si sia fatta sentire, anche grazie alla presenza di un tecnico come Romano Rubini si è avuto il merito di non mollare, togliendosi importanti soddisfazioni. In particolare con pugili come Christian Cavazza, campione italiano dei pesi mosca nel 1999, 2000 e 2002, e Simone Rotolo, campione italiano dei superwelter nel 2002 e dei pesi medi nel 2012. Entrambi oggi fanno orgogliosamente parte dello staff pugilistico della Sempre Avanti. A metà anni duemila, in corrispondenza del rinnovamento dei vertici societari seguìti alla scomparsa di Sgargi, sono stati inaugurati anche i corsi di boxe training – ovvero la parte atletica e tecnica dell’allenamento pugilistico, ma privata dello sparring – i quali hanno registrato fin da subito una forte partecipazione femminile. Grande spazio e grandi numeri hanno registrato anche “nuovi” sport da combattimento come la boxe thailandese trainata nelle sedi dello Stadio e di Via Stalingrado rispettivamente da Mario Zanotti e Roberto Stefani. Sempre nello stesso periodo hanno preso forma collaborazioni con svariate cooperative sociali che operano sul territorio nell’assistenza di giovani che vivono situazioni di disagio e marginalità, collaborazioni tuttora esistenti che permettono a questi giovani di fare sport gratuitamente.

Testimone e regia super partes di questi cambiamenti è stato il Presidente succeduto a Gastone Sgargi, Fabio Casadio. Già alla guida della Uisp provinciale e di Sogese, il consorzio delle piscine pubbliche bolognesi, il dirigente sportivo di lungo corso ha traghettato la Sempre Avanti per 15 anni.
Nei suoi tre lustri di presidenza ha consolidato le palestre dello Stadio e di via Stalingrado, rendendosi anche protagonista di un lungo braccio di ferro con Cazzola relativo ai costi delle palestre del Dall’Ara, inaugurato la struttura del Parco, attiva dal 2008 al 2020, e contribuito a rendere ancora più forte il legame tra Uisp e Sempre Avanti.

Il terzo mandato di Casadio si è aperto con la volontà di condurre la società verso un cambio di guardia, partendo dall’innesto di nuove figure nel consiglio direttivo.
Tra queste nel 2015 emerge un giovane Patrizio Del Bello, ex atleta agonista di Boxe Thailandese, poi istruttore della disciplina, che si distingue per innovare e promuovere la parte amatoriale delle discipline da combattimento, convinto che da queste debba ripartire il successo di una società come la Sempre Avanti.
Viene eletto vicepresidente nel 2019 a seguito delle dimissioni di Paola Paltretti, eletta poi Presidente Provinciale Uisp.
Inzia nel 2020 un lungo e difficile periodo scandito dai ritmi della pandemia da covid-19, con continue aperture e chiusure.

Infatti il 28 giugno 2021, all’età di 39 anni, Patrizio Del Bello, avvocato penalista, diventa il dodicesimo Presidente della Sempre Avanti. Il rinnovamento porta con se anche un’inedita composizione del Consiglio Direttivo con l’ingresso di tre consigliere donne accanto a tre uomini, tra cui si segnalano due membri nati negli anni 90 (classe ’96 la più giovane). Presenza femminile ai vertici, a suggellare una sempre folta partecipazione femminile, in piena corrispondenza con la storia e lo spirito della società sportiva. Con il rinnovato consiglio direttivo, conduce la Sempre Avanti a festeggiare i suoi 120 anni all’interno di Palazzo D’Accursio, sede del Comune di Bologna.
Per due settimane viene allestita una mostra fotografica nelle sale della Manica Lunga, dove vengono esposte 120 venti fotografie, più cimeli e scatti originali, provenienti dall’imponente lavoro di digitalizzazione dell’archivio fotografico della società sportiva.
Il dispendioso lavoro è stato possibile grazie, oltre che ai volontari della Sempre Avanti, al prezioso contributo del settore Cultura del Comune di Bologna, che ha finanziato la completa digitalizzazione. Oltre alla mostra si tiene, il 17 luglio 2021, nella Cappella Farnese, un convegno celebrativo dal titolo “Sempre Avanti 120 anni di cultura e sport”, alla presenza del Sindaco di Bologna Virginio Merola, dell’assessore allo sport e cultura, Matteo Lepore, della consigliera comunale Roberta Li Calzi e dell’ex allenatore del Bologna e Presidente dell’associazione nazionale allenatori Renzo Ulivieri.
Il mandato si apre quindi con un rinnovato rapporto con l’amministrazione comunale, nel solco della tradizione dalla società sportiva bolognese.

Biografia

A. Corsini, Origine, peripezie e lapide della Società Ginnastica Educativa “Sempre Avanti!” di Bologna, Bologna, Società Tipografica Mareggiani, 1931

A. Corsini, La ginnastica non è uno sport, Bologna, 1935
R. Bignami, L. Testoni, 1901-1981 Società Ginnastica Educativa “Sempre Avanti!”, Bologna, Edizioni Arci, 1981

F. Vannini, G. Veronesi (a cura di), 1901-2011 Società Ginnastica Educativa Sempre Avanti!, Bologna, Camera Chiara Edizioni, 2011