Centoventi + 1

La scorsa stagione l’abbiamo passata per lo più a distanza ed anche il grande traguardo del centoventennale non abbiamo potuto celebrarlo del tutto come avremmo voluto.
È passato un altro anno ed abbiamo deciso di condividere l’intervento del presidente Patrizio Del Bello, per tutti e tutte coloro che non hanno potuto partecipare al convegno tenutosi a Palazzo D’Accursio, lo scorso luglio.
È stata una giornata ricca di ricordi ed emozioni, con lo sguardo sempre proteso al futuro.
Grazie di aver scelto di far parte della nostra storia!
 
Bologna, 14 Luglio 2021 – Sala Farnese – Palazzo d’Accursio
 
“Buonasera a tutti e grazie di essere qui per celebrare il nostro centoventennale.
Queste sono quelle occasioni nelle quali si corre il rischio che i ringraziamenti siano più lunghi dell’intervento, e quindi ne farò uno solo.
Non posso però esimermi dal presentare e quindi ringraziare tutti i relatori che hanno accettato il nostro invito: il sindaco Virginio Merola, l’assessore Matteo Lepore, il mister Renzo Ulivieri, il nostro amico giornalista Giuliano Musi, la Presidente della UISP Paola Paltretti, e il nostro ex Presidente Fabio Casadio, per i suoi 16 anni alla guida della Sempre Avanti. 
Un solo ringraziamento, dicevo, e dato che questo è il mio primo intervento da Presidente della Sempre Avanti partirò guardando un po’ indietro.
Veniamo da 30 anni di retorica sull’uomo che si fa da solo, sul self made man.
Badate bene che il credere in se stessi è fondamentale e lo sport ce lo insegna.  
Non è questo che si vuole mettere in discussione.
Personalmente sono però cresciuto con la consapevolezza che solo all’interno di un gruppo sociale forte, con obiettivi definiti, l’uomo possa realizzarsi e raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, e anche in questo lo sport è maestro di vita, anche e soprattutto gli sport individuali, nonostante si pensi il contrario.
Queste mie convinzioni riguardano anche i gruppi sociali a cui si decide di appartenere, le città in cui si decide di vivere. 
Tutte queste scelte incidono poi sulla vita e sulle opportunità che si presentano nel percorso di ognuno.
È per queste ragioni che soprattutto voglio ringraziare Bologna, quella Bologna che, come ci ha appena raccontato Matteo Lepore, è la Bologna del noi, contro lo strapotere dell’io, quella Bologna in cui è cittadino e bolognese chi a Bologna ci vive, e non solo chi ci nasce. 
Questo è il noi che ho trovato a Bologna, questo è il noi che ho trovato in Sempre Avanti.
120 anni, dicevamo.
Se guardo a questi centoventi anni, non posso non avere almeno un pizzico di timore nell’affrontare le sfide che un ruolo come quello di Presidente della Sempre Avanti pone.
Cito solo dei nomi: Legat, Bahuman, Blasi, Canè, Donati, Malossi, Tarozzi, Passutti, Tunesi, Parmeggiani, Cavicchi, Cavazza, Pierantozzi, Rotolo.
Non continuo perché ne dimenticherei molti, e troppi ne ho dimenticati.
Oltre ai nomi, alle individualità, alle eccellenze e ai campioni della Sempre Avanti, pensiamo all’idea di sport che ha sempre albergato nella nostra società, fino a farne un tratto distintivo.
“Società ginnastica educativa” si leggeva nel logo storico della Sempre Avanti, ed è quello che abbiamo voluto riproporre per il centoventennale.
La ricerca dell’eccellenza, ma al tempo stesso la forte convinzione che lo sport debba essere di tutti e per tutti.
Quella convinzione che portò la Sempre Avanti a scontrarsi con il regime fascista, già dagli anni ‘20, non solo per ragioni ideologiche e politiche, ma per la stessa idea di sport.
Alberto Corsini, socio fondatore e storiografo della Sempre Avanti, autore dell’opera “Origine peripezie e lapide della società ginnastica Sempre Avanti!”, si scontrò presto con Leandro Arpinati, membro del Consiglio Nazionale del Partito Fascista e vice presidente della FISA, che fu promotore dell’idea di uno sport solo ed esclusivamente finalizzato all’agonismo, agonismo a tutti i costi, indiscriminato, di quantità più che di qualità, indirizzato verso quelle prove di forza che potevano creare il grande campione.  
Corsini invece portò avanti con determinazione l’idea della ginnastica come educazione del popolo, come opportunità per il popolo. Nella concezione sportiva che da sempre ispirava la Sempre Avanti c’era, innanzitutto, il senso profondo della solidarietà di squadra sociale, e il rifiuto di ogni professionismo.
Come non citare invece l’aspetto più politico della disputa tra la Sempre Avanti e il regime fascista, figlio di una connotazione politica evidente sin dall’atto di fondazione della nostra società sportiva. 
Una società operaia, la prima società sportiva di matrice operaia bolognese, la prima ad avere una sezione femminile nel 1906, a testimonianza di una attenzione unica per i diritti e l’uguaglianza, una società sportiva che si è sempre distinta per gli ideali sociali che la animavano, il cui primo distintivo sociale, non a caso, ritraeva il sol dell’avvenire.
Questo lungo scontro con il regime portò poi all’avversione feroce per il progetto politico di unificare tutte le società sportive bolognesi sotto l’insegna della Bologna Sportiva.
Un disegno contrastato fino all’ultimo, anche di fronte alla violenza e alle imposizioni, all’incendio e al saccheggio delle sedi da parte delle squadracce, alle ritorsioni verso i lottatori della Sempre Avanti, che spogliati della propria divisa rifiutarono di indossare la camicia nera.
Quando la lotta politica, seppur aspra e dura, diventò inaffrontabile, ecco che Mariano Saccenti sotterrò la bandiera sociale, sciolse la società sportiva, e solo dopo la liberazione di Bologna dissotterrò il vessillo (oggi incorniciato ed esposto nella nostra mostra) per ricondurlo in Via Maggia, dove ricostituì il direttivo della Sempre Avanti.
Il tutto dopo aver fornito numerosi uomini e donne alla battaglia alla Resistenza.
Non mi dilungo sulla storia della Sempre Avanti, abbiamo un ospite d’eccezione, Giuliano Musi, che sulla storia dello sport a Bologna molto ha studiato e scritto, è suo il compito di ripercorrere quegli anni.
Se dovessi invece rivolgere lo sguardo a chi ha diretto questa gloriosa società, allo stesso modo potrebbero farsi strada i timori di essere di fronte a una sfida importante.
Nella storia, dagli albori, i Presidenti della Sempre Avanti venivano individuati tra quelle personalità che avrebbero dato stabilità politica ed economica alla compagine.
Se guardiamo al periodo del dopoguerra e a quello degli anni 80 e 90, troviamo la lunghissima presidenza di Gastone Sgargi, Presidente partigiano, mai dimenticato all’interno delle nostre palestre, artefice di numerosi successi sportivi nel campo dell’agonismo e di geniali intuizioni che aprirono la strada al fitness e allo sport per tutti.
Se oggi siamo riusciti a portare a termine l’opera di digitalizzazione e di recupero del materiale fotografico storico lo dobbiamo anche a lui e alla sua opera maniacale di catalogazione e custodia dell’archivio.
Se negli anni la Sempre Avanti ha mantenuto, nelle pratiche e nella percezione generale, il carattere fortemente identitario degli inizi, rappresentato dall’idea dello sport di tutti e per tutti, dell’avversione a qualsiasi tipo di discriminazione e di razzismo, lo dobbiamo di nuovo a lui e al suo lavoro.
Sua la volontà di un rapporto sempre più stretto con la UISP, di cui siamo stati i cofondatori nel dopoguerra, e a cui tutti i nostri soci sono ancora oggi tesserati.
Tornando ai nostri giorni, il periodo storico in cui inizia la mia presidenza è molto particolare, ci lasciamo forse alle spalle due anni tremendi per tutti i settori, ma devastanti per lo sport di base.
La più grande crisi dal dopoguerra, hanno scritto gli analisti, e lo confermano i dati.
L’iniziativa per la quale siete qui oggi, lo sforzo enorme della digitalizzazione dell’archivio e la mostra fotografica, possibili anche per l’importante contributo del settore cultura del comune di Bologna, rappresentano e testimoniano per noi la voglia e la capacità di ripartire.
Rappresentano la nostra forza e la nostra potenza.
Guardare al nostro grande passato per costruire il futuro.
Queste le parole d’ordine che ci hanno animato, in questi mesi, con le palestre deserte, fredde, come mai le avevamo conosciute. 
Vedere, tassello dopo tassello, foto dopo foto, il mosaico della nostra storia ricomporsi, ci ha dato la convinzione e la consapevolezza che potevamo e dovevamo andare avanti.
Che dove non erano riuscite due guerre tremende, non doveva e non poteva riuscire questo virus.
Ora però occorre guardare avanti.
Abbiamo da giocare un’ importante partita che riguarda la nostra sede storica, che è quella all’interno dello Stadio Dall’Ara.
Il progetto di restyling pone il problema di individuare degli spazi all’interno del nuovo impianto, oppure nel quartiere.
Siamo disposti a valutare molteplici soluzioni, a impegnarci in prima persona, a investire nel tempo e per tempo.
Crediamo però che l’amministrazione comunale debba essere determinata e determinante in questa situazione.
Non ci troviamo di fronte, e non possiamo pensare di trovarci di fronte, ad una trattativa tra Sempre Avanti e BFC.
Non possiamo pensare che Bologna, quella Bologna di cui parlavo prima, ci lasci giocare questa partita da soli.
Dobbiamo immaginare, anche a fronte dell’ingente investimento pubblico dell’amministrazione comunale nel progetto, di creare le opportunità perché il quartiere Porto Saragozza, oltre ad avere uno stadio nuovo e all’avanguardia per lo sport professionistico, si doti di uno spazio all’altezza di questa città per lo sport di base, per lo sport popolare.
Che sia all’interno dello Stadio, che sia fuori, che sia nuovo, che sia da riqualificare, che sia da costruire.
A noi interessa che la nostra storia vada avanti anche in questo quartiere, ormai casa per noi da troppi anni.
La Storia della Prima società sportiva di matrice operaia, che ebbe come Presidente onorario Giuseppe Garibaldi.
Una storia che continua ogni giorno nelle collaborazioni con le comunità di recupero per minori, per adulti in difficoltà, con il carcere minorile, e con tutte quelle soggettività, quelle storie, quella umanità ai margini, che vivono quotidianamente la nostra palestra.
Allo Stadio, così come in Via Stalingrado, nella nostra sede all’interno del dopolavoro ferroviario.
Chi vive le palestre, sopratutto quelle nelle quali si insegna la boxe, la lotta, le palestre dalle quali si esce con gli occhi neri e, a volte, le ossa rotte, sa che il lavoro umano e sociale è lavoro quotidiano, quanto quello tecnico e sportivo.
Mentre mi avvio alla conclusione voglio spendere due parole su questo aspetto.
Al di là di tutto, delle scelte che faremo, delle discipline che implementeremo, delle novità che introdurremo, dei soci che avremo, c’è un elemento che sarà alla base del mio lavoro in Sempre Avanti.
E riguarda il ruolo, l’importanza e la centralità dello sport per le giovani generazioni.
E riguarda l’importanza di chi si relaziona con le nuove generazioni.
Io in campo sportivo non sono mai stato un campione, non ho raggiunto grandi risultati, credo di essere stato migliore come istruttore e spero di essere più valido ancora come dirigente.
Tuttavia, due episodi mi hanno formato in modo decisivo, e tutti e due hanno a che fare con lo sport.
Il primo a 16 anni, quando un giovane allenatore di calcio di provincia, dopo la lettura della formazione alla prima partita di campionato, invitò tutti ad uscire dallo spogliatoio, tranne me, e mi comunicò che sarei stato il portiere titolare per quella stagione.
Ricordo ancora le parole esatte, e le sensazioni suscitate in me, impresse nella mia testa e sulla mia pelle.
Il secondo è avvenuto dentro la Sempre Avanti, una ventina di anni fa, quando una persona qui presente, un amico, un maestro, mi disse: Patrizio vieni ad allenarti il pomeriggio, vieni ad allenarti con noi.
Dietro quell’invito qualcuno aveva visto la possibilità che potessi salire sul ring.
Ecco, quelle due persone hanno dato fiducia ad un ragazzo, hanno fatto capire che il duro lavoro, l’ allenamento, la volontà, la forza, al di là del talento naturale che non ho mai posseduto, mi avrebbero permesso di provare, e se ci avessi creduto fino in fondo, di riuscire.
Ecco quelle due persone, quei due allenatori, sono i formatori che un ragazzo quando decide di fare sport deve trovarsi di fronte.
La selezione e la formazione di chi lavora con i ragazzi deve essere tra i primi obiettivi di una dirigenza sportiva, troppi sottovalutano quello che lo sport può fare e quello che lo sport può significare per un ragazzo, troppi sottovalutano la responsabilità che si ha nel lavorare con i giovani.
Concludo comunicando a tutti che questo convegno e questa mostra sono un punto di partenza e non di arrivo.
E’ stato un lavoro importante, il regalo che ci siamo fatti e che abbiamo voluto fare alla città per i nostri 120 anni.
Abbiamo digitalizzato, per esattezza, 780 fotografie, e vi posso assicurare che è stato complicato scegliere le 120 che trovate esposte.
Abbiamo voluto stampare soprattutto foto molto datate perché quella era la memoria che rischiava di andare persa, era quella la memoria che doveva riemergere.
Dunque, quello che intendo dire, è che questo lavoro non è terminato oggi, ma è stato il detonatore di una serie di nuove storie che potranno nascere e crescere.
Durante questi mesi abbiamo conosciuto Giuliano Musi, che da ormai mesi ci affianca nelle opere di ricerca e approfondimento, la professoressa Olga Cicognani, responsabile della biblioteca del Coni e del centro studi, che ci ha accolto nel suo regno, la biblioteca, e ci ha fornito molto del materiale che trovate nella sezione storica della mostra.
C’è stato poi l’incontro con Roberta Li Calzi, che si sta occupando di mettere insieme tutti i pezzi, che è il collante di questo progetto, la persona più instancabile che abbia mai conosciuto, e con la quale da subito abbiamo parlato la stessa lingua di sport, di diritti, di pari opportunità e di sociale.
Non sono molto a mio agio con le promesse e con i proclami, per questa ragione voglio fare un augurio alla Sempre Avanti:

120 anni sono trascorsi, ma questa città e questo Paese continueranno ancora a sentire parlare di te. 
Auguri Sempre Avanti!”

Patrizio Del Bello