L’appello di Rotolo, ex pugile, uno dei primi ad arrivare a Borgo Panigale: “I telefonini vanno usati per avvertire”

Simone Rotolo, 41 anni, ex pugile ora è un vigile del fuoco: è stato tra i primi ad arrivare a Borgo Panigale

Articolo preso da: https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/cronaca/autostrada-a14-esplosione-1.4080672

Bologna, 9 agosto 2018 – Simone Rotolo, 41 anni, è stato tra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente di lunedì che ha sconvolto il territorio di Borgo Panigale. Simone è un vigile del fuoco speciale. Speciale per il passato da sportivo, perché prima di entrare nel corpo ha praticato sport ad alto livello. Ha lasciato il pugilato nel 2013, da campione italiano dei pesi medi, dopo aver vinto un altro titolo nei superwelter, due intercontinentali nella stessa categoria e sfiorato il titolo europeo nel 2007. La boxe resta parte della sua vita, ma il presente è da pompiere.

Rotolo, il suo racconto?
«Presto servizio a Pianoro. Lunedì, per un cambio turno, ero nella sede del comando di Bologna. Sono stato uno di quelli che ha risposto alla chiamata».

Davanti a lei, una volta arrivato, uno scenario apocalittico.
«Arrivavano chiamate su chiamate. È venuto giù il ponte della tangenziale, dicevano. Ci siamo precipitati. La sensazione fosse crollato era lontana. Ce ne siamo resi conto dopo».

Lei e i colleghi cosa avete fatto?
«La mia squadra era impegnata a spegnere l’incendio nella zona della concessionaria Peugeot. Le auto continuavano a esplodere, come fossero i botti di Capodanno».

Paura?
«Quella c’è sempre. Nella misura giusta aiuta, perché non ti paralizza, ma ti spinge a essere più concentrato. A valutare con attenzione il pericolo».

E il pericolo era?
«Le auto che prendevano fuoco. Esplodevano airbag e serbatoi. Se ci fosse stato qualche mezzo alimentato a gpl sarebbe stato peggio».

Acqua o schiuma?
«Noi con l’acqua. Un’altra squadra che arrivava da Budrio ci ha dato dentro con la schiuma. E per fortuna che c’era la polizia».

Perché?
«Polizia e carabinieri hanno fatto sgombrare l’area. L’esplosione aveva già fatto dei danni. Bisognava mettere in sicurezza la gente del posto. E tanti curiosi».

Curiosi?
«Sì. Anzi, posso fare un appello?».

Prego.
«Prima dell’intervento sono arrivate tante telefonate di cittadini generosi. Ma erano persone che vedevano il fumo da lontano. Le indicazioni, pur con le migliori intenzioni – e dobbiamo ringraziare chi ha segnalato –, erano poco precise, il rischio era non capire dove intervenire. Sotto il ponte ho visto gente con i telefonini, per riprendere immagini e fare foto. Forse usarlo per avvertire del pericolo sarebbe stato meglio».

Non facile intervenire sotto quel sole.
«Faceva caldo. E noi dovevamo utilizzare tutte le protezioni del caso. Dopo dieci minuti ero cotto. Credo di aver bevuto, dopo, almeno 7 litri d’acqua per integrare il liquido perso».

Mentre spegneva ha pensato anche alla vittima dell’incidente?
«Abbiamo temuto il peggio. Si parlava di 4-5 morti. E una volta spente le fiamme – perché il tratto della tangenziale e dell’autostrada erano diventati un rogo – ci siamo resi conto che la carreggiata, in un punto, era crollata».

Lei è un uomo di sport: più facile domare le fiamme o fronteggiare un avversario?
«Più facile battersi sul ring, nessun dubbio. Anche se il tuo avversario è più forte, hai avuto la possibilità di studiarlo, sai dove può colpire o farti male. Un incendio, come quello di lunedì, è pieno di incognite. Ti puoi allenare finché vuoi – e nei vigili lo facciamo con scrupolo e passione –, ma le sorprese sono dietro l’angolo».

La boxe è dimenticata?
«Quando ho smesso, avevo un sogno: entrare nei vigili del fuoco, l’ho coronato. Ma il ring mi manca. Ho cominciato con la ‘Sempre Avanti’, ho proseguito con la palestra ‘Le Torri’. Poi sono tornato ad allenarmi ancora con la ‘Sempre Avanti’. E insegno la boxe. Il pugilato è utile perché ti aiuta ad affrontare meglio la vita. Pure i pericoli».